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					Gli archivi di Stato di 
					Bologna ne registrano l’attività dal 1376. Lavorava per le 
					comunità di Anzola, Piumazzo, Calcara, ma soprattutto per 
					quella di Manzolino. Nel 1535 venne ceduto a Giovanni 
					Righetti, padre adottivo di Andrea Vassè Pietramellara, suo 
					erede universale. Andrea pose mano a lavori di 
					ristrutturazione del mulino, che probabilmente era stato in 
					precedenza costruito in legno, come appare in un affresco 
					dipinto all’interno della villa attigua. Le sue macine erano 
					mosse dalle acque del canale di Diolo, detto anche “Sorgente 
					della Mellara”. Secondo i racconti degli anziani della zona, 
					il mulino era ancora in attività nel secondo dopoguerra, ma 
					oggi purtroppo è ormai completamente diroccato e condivide 
					lo stesso destino della villa attigua, anch’essa prossima al 
					collasso.(cit. 
					Sperandini, "Mulini ad acqua tra Samoggia e Panaro" - Centro 
					studi storici nonantolani)
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